Nel corso del 2021 sto svolgendo in alcune Aziende Sanitarie della Lombardia corsi sul colloquio online, per gli Operatori che stanno cercando di mantenere la continuità della relazione d’aiuto con gli strumenti offerto dalla tecnologia digitale. Il progetto di chiama “Vicini a distanza: la dimensione virtuale e la relazione d’aiuto” e questo è un estratto:
Ciascuno di noi ha un proprio set di “pre-giudizi” sulle relazioni virtuali. Talvolta questi pregiudizi hanno a che fare con quanto sia “vera” o “autentica” una relazione mediata dalla macchina; o con quanto “non verbale” esista in un dialogo a distanza; o con quanta “vicinanza” sia possibile fra due persone che non si trovano nella stessa stanza.
Il punto è che non è utile pensare al setting a distanza in termini di “cosa manca” rispetto a una conversazione “in presenza”: cioè, “c’è meno non-verbale?”, o “c’è meno prossimità?” eccetera. È utile, piuttosto, pensare alla dimensione virtuale come a un contesto diverso e con peculiarità tutte sue, e domandarsi “come funziona il non verbale in quella dimensione?”, o “che genere di prossimità è possibile?” eccetera. Così, accostarsi a queste tecnologie per curiosità o per necessità (come è avvenuto dal marzo 2020 per via della necessità di distanziamento sociale), significa non soltanto impratichirsi con strumenti tecnici per metterne a frutto tutte le potenzialità, ma soprattutto addentrarsi in una auto riflessione circa le proprie premesse e i propri pre-giudizi sulla relazione, su cosa consideriamo “reale”, sulla vicinanza e la distanza.