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Breve biografia

Sono nato a L’Aquila e mi sono laureato in Psicologia all’Università La Sapienza di Roma.
La mia tesi di laurea (in Psicolinguistica) era centrata su una ricerca supervisionata dal professor Renzo Titone e condotta intorno a un metodo di analisi del testo narrativo. Dopo quel periodo non ho più avuto a che fare con la psicolinguistica, ma l’interesse per gli aspetti testuali e narrativi sarebbero tornati al centro della mia attenzione nella mia attività psicoterapeutica.
Dopo la laurea mi sono trasferito a Brescia e nel 1990 ho cominciato a lavorare come psicologo per l’individuo, la coppia e la famiglia. Nel 1999 sono entrato nell’elenco degli psicoterapeuti, appena costituito.
Ho lavorato a contratto nei servizi pubblici della Bassa Bresciana e dal 1998 al 2004 sono stato psicologo di due comunità per nuclei familiari della Cooperativa di Bessimo. Nel 1995 ho iniziato a lavorare privatamente nel mio studio di Manerbio e dal 2014 sono a Brescia, nello Studio di Terapia Sistemica di via Trento con la collega Elisabetta Mendini.
La mia storia professionale
La mia formazione post laurea è cominciata nel 1992 nella Scuola di specializzazione in Terapia Sistemica del Centro Gregory Bateson dell’Ospedale Niguarda di Milano. Alla fine degli anni 90 sono tornato nel capoluogo per frequentare il Centro Milanese di Terapia della Famiglia, per studiare con Luigi Boscolo, Gianfranco Cecchin, Paolo Bertrando, Massimo Schinco, Pietro Barbetta.
Tra l’una e l’altra esperienza di formazione ho passato tre anni a studiare la Psicodiagnosi psicoanalitica nella Scuola bresciana di Daniela Morano. I Maestri della sistemica arrivavano dal lavoro psicoanalitico, e volevo quantomeno provare il percorso a ritroso. Di quel periodo passato a conoscere altri territori (feci anche un’analisi personale di orientamento psicosocioanalitico) mi resta la consapevolezza che non tutto quel che si studia farà parte del modo di lavorare di un professionista, ma tutto, in un percorso di conoscenza, diventa bagaglio più o meno consapevole di pensieri e metafore. Non credo molto a quella che si chiama “integrazione” fra modelli e a qualche genere di patchwork epistemologico; credo però che l’integrazione nasca dentro la biografia del terapeuta e costituisca il suo personale modello epigenetico, come insegnò Luigi Boscolo.
A questo proposito, l’interesse da sempre coltivato per la musica ha fatto sì che a un certo punto cominciassi a pensare alla psicoterapia come qualcosa che può essere raccontata come una forma d’arte: una narrazione, un romanzo, una improvvisazione musicale di gruppo.
Nel 2007 uscì il libro che ho scritto con Adriana Valle Uomini e donne oltre lo specchio (Psiconline Edizioni): parlavamo delle premesse di genere e di come queste entrano nella stanza di terapia — oltre che nella vita delle persone che ci chiedono aiuto. La mappa teorico epistemologica che ci guidava in quegli anni era quella del costruzionismo sociale. Quel nostro lavoro sul gender (pubblicato nel 2007 ma portato avanti dal 2000) fu l’occasione per entrare in contatto con Lynn Hoffman.
In quello stesso anno diventai Didatta del Centro Milanese di Terapia della Famiglia: per sette anni ho curato la formazione del primo anno nella sede di Treviso, poi gradualmente mi sono spostato nella sede centrale di Milano, dove ancora oggi insegno (dal 2008 al 2012 sono stato Coordinatore della didattica).
Il 2009 fu l’anno di La terapia come ipertesto (Antigone Edizioni), scritto con Flavio Nascimbene. Esploravamo le implicazioni della terapia narrativa alla luce della narrativa ipertestuale. Credo fosse un libro piuttosto all’avanguardia: conteneva una rassegna di letteratura ipertestuale che, mi dicono, non era rintracciabile altrove in quel periodo.
Da allora il mio interesse per la terapia come forma d’arte, descrivibile in tutto e per tutto come un’opera creativa, ha occupato tutta la mia attenzione.
La collaborazione con l’editrice Antigone di Torino è continuata nel 2012: con Pietro Barbetta e Luca Casadio pubblicai Margini. Tra sistemica e psicoanalisi. Fu un tentativo di costruire un dialogo fra le due scuole di pensiero, al di là della predominanza che la seconda ha spesso operato sulla prima, in una “integrazione” (vedi poco più su la mia opinione in proposito) dai risultati epistemologicamente ed esteticamente discutibili.
Nel 2012 usciva un altro mio lavoro, autopubblicato e distribuito attraverso Amazon. Il primo terremoto di Internet era un resoconto della “resistenza narrativa” dei blogger aquilani all’informazione mendace di stampa e tv sul terremoto del capoluogo abruzzese (che avevo seguito, da testimone partecipe ma lontano, anche scrivendo molti articoli online e su riviste, e partecipando a un telegiornale RAI con un lavoro su terremoto e social network).
Blog e social network attiravano da sempre la mia attenzione. Anche oggi un blog è collegato a questo sito (e già nel 1999, probabilmente molto in anticipo sui tempi, avevo aperto un sito del mio primo studio). Fra il 2012 e il 2014 curai la rubrica “I linguaggi della rete” sul quotidiano Bresciaoggi.
Nel 2014 fui scelto dal Centro Milanese di Terapia della Famiglia come nuovo Direttore responsabile della rivista “Connessioni”, per sostituire Luigi Boscolo alla guida del periodico del Centro.
L’editoria è un campo verso il quale da sempre va la mia attenzione: tanto che nel 2015 fondai Durango Edizioni. L’anno dopo questa piccola casa editrice entrò nella società La Cicloide di Felice Di Lernia, antropologo di Trani con cui avevo condiviso esperienze di formazione di gruppi di professionisti: da allora curo alcune collane della casa editrice, con cui ho ripubblicato Il primo terremoto di Internet ma soprattutto con cui ho pubblicato Corpi che parlano, un libro sul linguaggio metaforico in nel colloquio di cura.
Durango costituisce una piccola ma, secondo me, importante esperienza di innovazione: nata per fare e-book, sta partecipando alla sperimentazione di un nuovo modo di pubblicare libri di carta, con nuova tecnologia digitale che permette di distribuire libri di carta in un numero di copie stampate volta per volta — da una in su — a seconda delle necessità, dunque senza problemi di magazzino, di spostamento, di resi. Anche il mio Corpi che parlano, nato nel formato digitale, è uscito nel 2017 nella versione cartacea.
Intanto nel 2015 avevo spostato lo studio a Brescia, dopo parecchi anni in provincia, e cominciavo a collaborare stabilmente con Elisabetta Mendini, con cui già in passato si erano presentate occasioni di lavorare come équipe di terapia della famiglia.
Nel 2016, da una grande idea di Luca Casadio, pubblicai insieme a lui Madri. Uscito per Castelvecchi Editore, è un libro sulla funzione materna, osservata — contrariamente a parte della tradizione psicologica e a tanta pubblicistica attuale — con uno sguardo “non normativo”. Cioè: come autori non ci siamo interessati tanto a descrivere la maternità “funzionale” e quella “patologica”. Abbiamo raccontato donne che hanno fatto del loro meglio, in condizioni anche estreme, per svolgere la loro funzione. Per perseguire questo obiettivo abbiamo dato al libro non la forma del saggio, ma una forma narrativa: dieci storie, a partire da quelle di due madri “celebri”.
Nel 2017 ho raccolto alcuni articoli che avevo scritto per il mio blog professionale e per altre pubblicazioni online per fare il punto sul mio interesse per la terapia e l’arte. Non puoi improvvisare sul niente è un e-book autopubblicato su terapia, musica, narrativa.
Contiene molto di quello che mi hanno insegnato Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin, che se vivessero oggi potrebbero dire molto su un approccio “jazz” alla psicoterapia.
Fra il 2015 e il 2017 sono stato Docente a contratto di Tecniche del colloquio psicologico all’Università dell’Aquila, e in quella città ho svolto consulenze e supervisioni in uno studio privato.
Dal 2014 sono direttore della rivista Connessioni, pubblicata dal Centro Milanese. Nel 2017 ho lavorato al passaggio dallo storico formato cartaceo alla nuova rivista telematica.
Corpi che parlano resta il mio ultimo libro e lo resterà almeno per un bel po’. Ma negli ultimi anni sto partecipando a libri di colleghi e compagni di strada: ad esempio “Memoria, bellezza e transdisciplinarità”, un libro che nasce al corso di Restauro del Politecnico di Milano e curato da Anna Anzani e Eugenio Guglielmi: il libro nasce da una bellissima esperienza che mette insieme psicologi e architetti intorno a una riflessione sul rapporto coi luoghi.