koskoRipubblico qui una recensione che avevo scritto tre o quattro anni fa per il sito Terapiasistemica.info: il libro di cui si parla è “Il fuzzy-pensiero. Teoria e applicazioni della logica fuzzy” di Bart Kosko (nell’edizione Baldini & Castoldi del 2002).

“Un bel giorno ho capito che la scienza non era vera”: è l’incipit di questo libro di Bart Kosko, allievo del logico Lofti Zadeh e principale divulgatore della logica fuzzy ideata dal maestro. Pubblicato nel 1993, “Il fuzzy-pensiero” è un pugno in un occhio alla logica aristotelica di cui è impregnato il pensiero occidentale, al pensiero dicotomico per il quale una cosa è “A o non-A” e pertanto “tertium non datur”.

In cosa consiste la logica fuzzy? Immaginate di domandare, davanti a una platea di ascoltatori: “guadagni più di 30.000 dollari l’anno?”. Una parte del pubblico alzerà la mano, un’altra no: un valore bit (binary unit) risponde a domande dicotomiche, sì o no; un valore fit (fuzzy unit), invece, risponde a domande su confini sfumati, vaghi, non netti. “Siete soddisfatti del vostro lavoro?”: è assai probabile che una parte dell’uditorio alzerà la mano, ma non sempre nella stessa misura: qualcuno la alzerà del tutto, qualcuno in parte o a metà. E magari alla domanda “Siete insoddisfatti del vostro lavoro?” qualcuno di quelli che hanno già risposto alzerà di nuovo la mano, ma – ancora una volta – in misura maggiore o minore.

Insomma, la realtà è più sfumata di quanto la logica dicotomica “bianco o nero” voglia farci intendere. Anzi, gli stessi bianco e nero, dice Kosko, altro non sono che casi estremi di grigio.
Logia occidentale contro zen, dunque. Aristotele contro Budda. Bit contro fit.
Così per gli insiemi classici, per i quali un elemento appartiene o non appartiene a un sistema. Per la logica fuzzy, invece, un elemento può appartenere a un sistema in una certa misura. Un po’ sì e un po’ no. La sua appartenenza è sfumata, non netta.
Così scopriamo che soprattutto in Giappone la logica fuzzy ha trovato applicazioni in diversi campi della tecnologia e risolto problemi nei quali il pensiero binario continua a dibattersi. Esistono condizionatori d’aria fuzzy che riescono a ridurre i consumi; industrie automobilistiche del sol levante montano freni e motori fuzzy che controllano l’iniezione di combustibile in funzione del valore di ossigeno, della temperatura del liquido di raffreddamento e dei giri al minuto; ascensori giapponesi riescono a ridurre il tempo d’attesa in funzione del traffico dei passeggeri.

Infine la logica fuzzy può rispondere, dice Kosko, a questioni etiche che tolgono il sonno. Chi dibatte sull’aborto, ad esempio, si limita a spostare avanti o indietro il limite binario tra vita e non vita: tre mesi per qualcuno, di più o di meno per altri. Non cambia la logica, ma solo il punto, più o meno arbitrario, nel quale si intende fissare la linea: a sinistra di quella c’è la non-vita, a destra la vita. 1 o 0. Vita o morte.
La logica fuzzy, dice Kosko, arricchisce il dibattito aggiungendo le misure. Perché non svolgere periodicamente un grande sondaggio per capire dove le persone collocano quel limite? Mettiamo insieme le risposte e sostituiamo la linea con una curva.

In tutto l’arco del suo ragionamento Kosko approfitta per togliersi una certa quantità di sassolini dalla scarpa: ce n’è per tutti. Per quelli che non hanno capito, per quelli che l’hanno osteggiato, per quelli che sulla logica binaria hanno lucrato cattedre e hanno fatto carriera, eccetera eccetera. Un libro che apre delle prospettive e che potrebbe davvero indicare strade nuove: rispetto al maestro Zadeh, Kosko sa divulgare ed entusiasmare.
Se posso permettermi, questo lavoro sarebbe ancora più apprezzabile senza quel sapore un po’ velenoso del risentimento personale.

massimogiulianiLibriBart Kosko,fuzzy logicRipubblico qui una recensione che avevo scritto tre o quattro anni fa per il sito Terapiasistemica.info: il libro di cui si parla è 'Il fuzzy-pensiero. Teoria e applicazioni della logica fuzzy' di Bart Kosko (nell'edizione Baldini & Castoldi del 2002). “Un bel giorno ho capito che la scienza non era...Psicologia, metafore, cultura (Il blog di Massimo Giuliani, psicoterapeuta a Brescia e Milano)