Antonella Piermari e Laura Vernaschi: GENOGRAMMA E GENOGRAMMI

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MURRAY BOWEN

 

“Per esperienza ho appreso che
più un terapista
conosce una famiglia,
più la famiglia
conosce se stessa, e che

più apprende la famiglia
più impara il terapista”

Murray Bowen (1979)

 

Per Murray Bowen la malattia psichica è il risultato di un processo plurigenerazionale e deriva da un basso livello di differenziazione di un individuo all'interno del proprio nucleo familiare di origine. Per l'autore il processo di differenziazione del sé deve portare il soggetto ad autodefinirsi ed individualizzarsi, per evitare la fusione relazionale nei sistemi umani a cui partecipa e conservare l'obiettività emotiva anche quando è all'interno del sistema.

L'autore sostiene che la causa della schizofrenia sia da ricercare nell'eccessiva indifferenziazione delle famiglie in cui un membro ne presenta i sintomi e, inoltre, che l'eccesso di attaccamento  emotivo ha una componente causale in tutti i sintomi individuali di tipo psichiatrico.

Secondo la sua teorizzazione, in ogni sistema relazionale si costituiscono dei triangoli emozionali che possono "intrappolare" un soggetto; per questo le sue terapie sono volte all'identificazione dei triangoli patologici e quindi alla detriangolazione dei soggetti tramite la comprensione cognitiva più che emotiva.  “Le tecniche di Bowen sono improntate a un profondo rispetto dell’essere umano, al realismo, a una rigorosa impostazione di ricerca metodologica e di formazione terapeutica e autoterapeutica. Niente è lasciato all’improvvisazione o al taumaturgico” (Andolfi, introduzione a Bowen, 1979) .

In un sistema familiare, un triangolo rappresenta la coalizione di due membri della famiglia contro un terzo; esempi classici di triangoli familiari sono quelli di un genitore che si allea con un figlio contro l'altro genitore oppure della triade figlio adulto, madre e moglie del figlio. I triangoli possono "funzionare" in molteplici modi, ma portano comunque al disagio dei soggetti.

Tramite la rappresentazione grafica del genogramma Bowen identificava la presenza dei triangoli emotivi e l'appartenenza ad essi dei soggetti che si rivolgevano a lui per una terapia. Questo tipo di analisi e intervento non era limitato all'ambito familiare, ma poteva essere esteso anche ad altri contesti significativi per il cliente, come per esempio il luogo di lavoro.

Anche nella veste di formatore , Bowen sosteneva che il metodo d’insegnamento non doveva essere solo “una tecnica in più nella valigetta dello psicoterapeuta”; egli utilizzava il genogramma con i suoi allievi poiché sosteneva che il primo "utente" della terapia è proprio chi la sta apprendendo. Il suo obiettivo era quello di portare gli allievi al massimo grado di differenziazione dalla propria famiglia d'origine, condizione che riteneva necessaria per condurre con successo una terapia familiare senza assumere posizioni reattive alla situazione presentata dal cliente a causa di caratteristiche proprie personali del terapeuta.