Antonella Piermari e Laura Vernaschi: GENOGRAMMA E GENOGRAMMI

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EVOLUZIONI E NUOVE FORME DEL GENOGRAMA

 

Se l'albero genealogico come struttura utilizzata per rappresentare i legami di parentela esiste sicuramente da molto, con lo scorrere del tempo lo stesso tipo di schema ad albero si è diffuso in vari contesti; il genogramma è una delle principali forme di utilizzo che si è diffuso in ambito sociale, sanitario e psicologico; a fronte della molteplicità di situazioni in cui gli psicologi e gli psicoterapeuti sistemici - relazionali si trovano ad operare, si sono via via definite tecniche che derivano dal genogramma ma che si focalizzano su aspetti diversi delle relazioni familiari.

Gli strumenti che ci sembrano più significativi sono quello del sociogenogramma, utilizzato nell'approccio della clinica della concertazione, e quello dell'intervista geografico-storica, utilizzata in casi di soggetti provenienti da circuiti di devianza ed emarginazione sociale oppure immigrati con un percorso di integrazione difficile. A fianco a questi, dall'analisi della letteratura emergono anche altri utilizzi, meno documentati ma di semplice comprensione: tra questi l'appartogramma dove vengono messi in evidenza gli spazi fisici ed emotivi dei vari membri di una famiglia attraverso la piantina di un appartamento, oppure il genogramma orientativo nell'ambito della psicologia dell'orientamento scolastico e professionale, in cui la struttura familiare viene riprodotta focalizzando l'attenzione sui percorsi formativi e professionali di ogni persona.

Ma concentriamo l'attenzione sui primi due strumenti citati.

All'interno dell'approccio della clinica della concertazione, che ha come obiettivo quello di gestire in modo efficace casi di disagio multiplo tenendo conto di tutti i contesti coinvolti nella situazione, si è reso necessario uno strumento ad hoc in grado di rappresentare l'ampia rete di soggetti della famiglia e non, istituzioni, operatori, etc…. coinvolti nella presa in carico. Insieme al genogramma classico, dunque, vengono rappresentati con colori e simboli predefiniti anche gli altri "protagonisti" dell'intervento clinico. Jean-Marie Lemaire, rappresentante di questa modalità di lavoro, riassume la funzione del sociogenogramma per questo tipo di intervento così complesso nei seguenti aspetti: il sociogenogramma permette di "tenere il filo" conduttore anche nei momenti più sconcertanti della situazione; di evidenziare e valorizzare le aree di sovrapposizione tra le attività di diversi operatori o enti; di ottimizzare il lavoro di rete attraverso una chiara identificazione dei diversi ruoli; di utilizzare al meglio le risorse residuali dei soggetti che vivono insieme e sono nella situazione di disagio.

Il sociogenogramma viene disegnato con la partecipazione di tutto il gruppo di lavoro, in modo da rendere il più completa possibile l'analisi della situazione anche a livello grafico. (vedi esempi all'indirizzo: www.concertation.net).

 

 

Anche l'intervista geografico-storica è uno dei prodotti della tecnica del genogramma familiare e viene per lo più utilizzata nell'accoglienza di adolescenti provenienti da circuiti di devianza ed emarginazione sociale, spesso minori stranieri, bisognosi di parlare dei propri "viaggi" e dell'appartenenza alla propria terra, cultura, gruppo di riferimento. In questo caso chi parla prende le mosse dalla descrizione della sua area geografica d'origine per descriverne non solo le caratteristiche prettamente geografiche, ma anche gli elementi culturali per lui significativi a livello emotivo e cognitivo; si arriva quindi alla narrazione del proprio vissuto in quell'area, mettendo in risalto le dinamiche tra soggetto, luoghi, abitanti dei luoghi. Mentre il soggetto parla, il gruppo che ascolta può fare domande per capire meglio o mettere in evidenza le differenze, i legami, le contraddizioni emerse dal racconto. Al termine ognuno è chiamato a riferire le proprie sensazioni e considerazioni dopo aver ascoltato la storia.

L'area geografica raccontata può essere un paese, una città, un quartiere, una casa, una stanza. Lo spazio fisico si trasforma in spazio personale, psicologico e l'attenzione si concentra sui luoghi "della memoria" e sui loro significati per il soggetto, sulle persone che popolano quei luoghi, sulle relazioni tra i luoghi e le persone, con la mediazione degli oggetti e degli elementi della quotidianità oltre che dei simboli legati all'esperienza passata (monumenti che si ricordano, cimeli... ).

L'intervista è non solo geografica, ma anche storica perché ha l'obiettivo di cogliere quale sia stata l'evoluzione nel tempo della relazione tra il soggetto e le varie aree a cui sente di appartenere.

In questo strumento ritroviamo un'attenzione allo spazio, al tempo ed alla loro narrazione; ma con la forte consapevolezza che quello che dà senso ad un'esperienza di questo tipo è il poter raccontare una storia ad un gruppo che ascolta e sottolinea le differenze, facendo emergere punti di vista nuovi; la "trama" del racconto può evolversi, sviluppando molteplici e indefinibili altri sviluppi, così come "la famiglia, essere vivente, ha una storia ed evolve, sviluppando ma anche tagliando o perdendo delle parti, e l'individuo evolve in tante altre appartenenze" (Francini, 2003).