Antonella Piermari e Laura Vernaschi: GENOGRAMMA E GENOGRAMMI

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I CONTESTI DEL GENOGRAMMA:

QUALE IMPORTANZA HA LA CO-COSTRUZIONE DEL CONTESTO?

 

Di rilevante importanza è tenere in considerazione il contesto in cui ogni strumento, il genogramma in questo caso, viene utilizzato, a partire dalla condivisione dello strumento stesso con il cliente, dove per “condivisione” si intende co-costruzione dei significati.

Il terapeuta può scegliere di compilare egli stesso il genogramma ponendo domande al cliente, oppure può decidere di coinvolgere gradualmente il cliente fino a lasciargli sempre più libertà di rappresentazione per quanto riguarda le informazioni, la simbologia utilizzata e, naturalmente, l’aspetto emotivo. Ognuna di queste opzioni, rappresenta solo una parte di una vasta gamma di altre possibilità che partono dallo strumento in sé e che da esso si discostano.


Se teniamo conto che “non sono le informazioni a creare le idee ma le idee a creare le informazioni” (Capra, 2001), allora queste idee possono diventare dei “paletti teorici” da cui decidiamo di partire e che imprimono la direzione della conversazione; vanno, cioè, ad evidenziare certi aspetti piuttosto di altri; è la consapevolezza di questo processo che ci fa comprendere che, a fronte di un percorso individuato, ce ne sono infiniti altri possibili proprio come accade nella consultazione di un ipertesto.

Ci sembra importante, anche se può apparire banale, richiamare l'attenzione sul fatto che il contesto in cui viene proposto e costruito il genogramma è significativo nella comprensione dello schema e delle verbalizzazioni ed emozioni associate; il contesto di formazione è sicuramente diverso da quello di terapia, così come uno studio medico privato è differente da uno sportello di consulenza pubblico…

Oltre a questo, vogliamo sottolineare come ogni narrazione che emerge dal genogramma solo in parte possa essere definita da dati "oggettivi" relativi alla storia familiare dei soggetti; piuttosto ogni persona, in interazione con le altre presenti e secondo la propria esperienza, le proprie emozioni e intuizioni, è libera di costruire percorsi differenti, proprio come nell'utilizzo dell'ipertesto. Crediamo dunque che si possa affermare che ciò che viene fuori da un genogramma inteso come strumento sistemico e relazionale sia una co-costruzione di una storia che ha, in quel momento, un protagonista, ma anche una moltitudine di co-protagonisti, attori minori e comparse che possono essere presenti o no all'attività, ma che comunque compaiono nella rappresentazione, dove questo termine può essere inteso con due significati diversi: la rappresentazione grafica, quindi il disegno, ma anche la rappresentazione in senso teatrale, metafora spesso utilizzata legata alla narrazione della propria storia di vita.

E' stato interessante notare che, come spesso accade, anche in psicologia è forte la tendenza a ricercare versioni sempre più agevoli di uno strumento e questo equivale a realizzarne una versione informatizzata al fine di facilitare il terapeuta nell’elaborazione delle informazioni che scaturiscono dall’incontro con il paziente (come ad es. è già accaduto per l’analisi di un test di personalità); cercando su internet abbiamo trovato con estrema facilità la segnalazione di software che aiutano nella compilazione del genogramma, acquistabili in rete a basso prezzo e addirittura scaricabili gratuitamente; essi offrono la possibilità di disegnare i genogrammi con i simboli standard e di indicare anche una serie di informazioni pre-stabilite dal programma: compilando i campi previsti si arriva ad uno schema preciso e ordinato in poco tempo e con una marcata facilità di uso.

 

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Ci siamo chieste se, in questo caso, sia corretto parlare di genogramma o se, diversamente da quanto indicato su tali prodotti, non si tratti invece di elaboratori di alberi genealogici in cui chi compila è un osservatore esterno al sistema osservato.

A tale proposito, ci pare interessante riflettere sul fatto che i recenti e continui sviluppi delle scienze cognitive hanno distinto in modo chiaro il funzionamento dell'intelligenza umana da quella artificiale, delle "macchine" anche quelle più sofisticate. Scrive Capra, 2001: "Il sistema nervoso umano non elabora alcuna informazione  (nel senso di elementi distinti che esistono preconfezionati nel mondo esterno, pronti per essere raccolti dal sistema cognitivo), ma interagisce con l'ambiente modificando di continuo la propria struttura. Inoltre, gli esperti di neuroscienze che studiano il cervello hanno trovato valide prove del fatto che l'intelligenza umana, la memoria umana e le decisioni umane non sono mai completamente razionali ma sono sempre modulate dalle emozioni, come tutti noi sappiamo per esperienza. Al nostro pensiero si accompagnano sempre sensazioni e azioni corporee. Benché spesso tendiamo a reprimerle, noi pensiamo sempre anche col corpo; e poiché i computer non hanno un corpo siffatto, i problemi realmente umani saranno sempre estranei alla loro intelligenza".

In riferimento all'affascinante quanto insolvibile dualismo uomo-macchina, concordiamo con l'autore quando sostiene che esistono delle attività che non dovrebbero essere delegate ai computer se non se ne vuole perdere la peculiarità data dall'aspetto emotivo.
Ci sembra inoltre che, se per genogramma si intende qualcosa di più e di diverso da uno strumento per raccogliere e sintetizzare delle informazioni, il supporto dato dal computer non bilanci il valore aggiunto dato dalle emozioni, le comunicazioni e le relazioni legate alla costruzione del genogramma da parte dei soggetti coinvolti.

Utilizzare questi software sembra essere una pericolosa strada che allontana dalla considerazione dell'importanza degli aspetti relazionali e comunicativi che si possono osservare ed attivare durante la compilazione del genogramma: non più dunque una co-costruzione che tiene conto del contesto, ma una raccolta lineare di dati poco utile in contesto clinico.